giovedì 8 gennaio 2015

Pencil


Ai miei figli vorrei insegnare ad avere sempre e comunque rispetto per ogni persona, per ogni fede, per ogni cultura.

A rifiutare con decisione ogni forma di violenza e prevaricazione.

Libertà di espressione? Legittima, sì, ma sono convinta che il limite esista: quando la libertà di espressione si spinge oltre e diviene offesa, si trasforma in violenza essa stessa.

Je ne suis pas Charlie.



2 commenti:

  1. sono veramente in sintonia col tuo pensiero, a parte il fatto che ...se un giornale pubblica cose offensive, si è liberi di non comprarlo e boicottarlo...o buttarlo al secchio, o scrivere una lettera di protesta. Non viene a cercarti e, al massimo, ferisce la tua identificazione con un'idea. Molto spesso le idee in cui crediamo diventano più forti della realtà, della vita stessa. e su questo ci sarebbe da riflettere...ci offendiamo perfino per conto di Dio e dei profeti, che penso siano un o' al di sopra di qualche vignetta...forse Charlie tenta un'operazione filosofica nichilista di questo genere. Detto questo, non lo compro, non lo approvo e non mi piace.

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  2. Certamente Concetta, ognuno è libero di acquistare o meno il giornale: mai l'ho fatto e mai lo farò e per quanto mi riguarda ignoro bellamente le loro immagini provocatorie, non mi fanno un baffo... neppure le guardo.
    Resta però il fatto che esprimere le proprie idee (diritto insindacabile e sacrosanto, che tutti dobbiamo poter essere liberi di esercitare) non deve tramutarsi in offesa gratuita. Io non sono d'accordo con la tua concezione del mondo? Libero di dirtelo, ma in termini corretti e civili. Questa modalità di espressione corretta e civile dovrebbe a mio parere manifestarsi in ogni campo. Anche nella cosiddetta satira. Diritti e doveri sono di tutti...

    Con questo, vorrei ribadirlo se non fosse chiaro, non giustifico minimamente - anzi condanno con forza - la violenza efferata con cui l'estremismo più becero annienta la vita (per me sacra dal primo all'ultimo istante) di qualsiasi singola persona. Dalla redazione del Charlie alle migliaia di uomini, donne e bambini trucidati quotidianamente in altre aree del pianeta.

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